UCI, David Lappartient lancia interrogativi in vista della Riforma 2026: “Perché non invertire Liegi e Lombardia?”
L’UCI al lavoro per la riforma del ciclismo 2026. Tra le principali novità che David Lappartient e il suo staff vogliono inserire c’è la rimodulazione dell’attuale calendario, con l’obiettivo dichiarato di evitare sovrapposizioni, nonché cercare di ottimizzare alcuni spostamenti. Non ci sarà invece la temuta riduzione delle durata dei GT, che era stata più volte ventilata, ma che aveva trovato da subito una grande opposizione comune, dagli organizzatori ai tifosi, passando per squadre e corridori.
“Diminuire il Tour de France visto l’impatto che ha sul nostro sport sarebbe controproducente – spiega a DirectVélo, anche se ovviamente non era la Grande Boucle a dover temere, quanto piuttosto Giro d’Italia e Vuelta a España, ma RCS Sport aveva giustamente fatto muro da subito – Diminuirebbe la nostra visibilità e non è assolutamente nel nostro interesse. Di contro, non esiste aumentare la durata, come richiedono alcune corse, che vorrebbero svolgersi su due fine settimana, è qualcosa che rifiutiamo categoricamente. Dobbiamo solo lavorare meglio sugli spazi che abbiamo”.
L’esempio che porta è quello della Champions League di calcio: “Sono riusciti ad aumentare il numero di partite ed è positivo per gli affari. A febbraio potremmo inserire delle corse, inoltre non abbiamo niente in Sudamerica, ed è un peccato”.
Tra le questioni sul tavolo, anche la storica rigidità del programma: “È necessario che le corse di un giorno si svolgano ogni domenica? Le classiche del Nord dimostrano che è possibile correre anche il mercoledì, anche il venerdì (ma anche le corse italiane, che si svolgono il sabato, ndr). Inoltre, le corse a tappe si svolgono generalmente dal lunedì a domenica, ma non è possibile pensare di iniziare domenica per finire sabato?” L’obiettivo sarebbe così creare incastri diversi, specialmente in primavera, quando ci sono spesso quelle sovrapposizioni che da Aigle vogliono rimuovere.
Il presidente UCI prosegue con delle interrogazioni, anche leggermente provocatorie, che tuttavia a volte risultano anche contraddittorie. Ad esempio si chiede “perché non invertire Il Lombardia e Liegi-Bastogne-Liegi”, ma poi successivamente è lui stesso a spiegare di voler evitare grandi spostamenti tra un paese e l’altro. “Dobbiamo assolutamente evitare di essere nei Paesi Bassi, poi passare in Spagna, poi risalire in Gran Bretagna – sottolinea ragionando sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2 legate ai trasporti di uomini e mezzi – In Europa ci spostiamo troppo. L’esempio delle corse nelle Fiandre è perfetto. I corridori ci restano per tre settimane e non si muovono ed è un bene per tutti”.
Ci si chiede quindi dove sarebbe il senso di invertire Liegi e Lombardia, che corrispondono perfettamente a questa logica, con la corsa vallone perfettamente inserita nella primavera belga e la Classica delle Foglie Morte che fa da apice ad uno splendido autunno italiano. È anzi proprio questa la strada che lui stesso sottolinea essere maestra: “Piuttosto che andare cinque o sei volte l’anno in un paese, si potrebbe fare in periodi più raccolti”, commenta al riguardo.
Nel suo ragionamento, non esclude anche la possibilità di spostare completamente Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, pur volendole mantenere legate: “A causa della pandemia, nel 2020 queste corse si svolsero ad ottobre e l’audience fu eccezionale. Non dico che bisogna rifarlo per forza, ma non è vietato. Tuttavia, queste due corse devono necessariamente restare legate in una logica di preparazione a prove così specifiche”. Anche la Vuelta a España potrebbe essere in qualche modo rimaneggiata, anche se per ragioni diverse: “Abbiamo ondate di caldo in Australia a gennaio, ma anche la Vuelta a metà agosto non è semplice – commenta – Questi son fattori di cui tenere conto nella riorganizzazione del calendario”.
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